sabato 21 dicembre 2024

cimentarsi col Cimento

 

La collana “Dentro la musica” della Carocci, i cui volumi sono in corso di pubblicazione sotto la direzione di Giovanni Bietti, può essere considerata una continuazione ed estensione con altri mezzi della rubrica radiofonica “Lezioni di musica”, in onda da almeno un paio di decennii su RadioTre, nella quale si analizzano volta per volta brani di musica strumentale o vocale, sviscerandone le qualità ed il come e perché. In questa occasione Alberto Bologni, violinista e docente al Conservatorio di Lucca, si dedica alle celebri Quattro Stagioni di Vivaldi, descrivendole passo passo (o battuta per battuta) in relazione ai sonetti che le accompagnano, e a come questi ultimi proiettino sulla scrittura effetti sonori, timbrici, mutazioni tonali, etc., spesso utilizzando un linguaggio idiomatico proprio dello stile musicale dell’epoca, al quale Vivaldi ha di certo dato a sua volta un contributo innovativo determinante. La disamina dei brani viene naturalmente contestualizzata con una rapida biografia del Prete Rosso e con un quadro riassuntivo del mondo musicale veneziano barocco, dei rapporti con istituzioni importanti quali l’Ospedali della Pietà ed il teatro d’opera, per i cui approfondimenti rimandiamo a studi piú corposi, come quello abbastanza recente di Egidio Pozzi, al quale l’autore stesso di questo libro si è esplicitamente riferito.

Carocci, 130 pagg., 14 euri

giovedì 31 ottobre 2024

l'altra metà del cielo in una stanza

 

Il lato interessante del celebre saggio della Woolf non sta tanto nella denuncia della condizione femminile — già sviluppata fin dal secolo precedente da parte di figure eminenti quali la Wollstonecraft, Harriet Taylor o Anna Kuliscioff — quanto nell’idea di letteratura propria della scrittrice inglese che viene manifestata, la quale presuppone un affrancamento dalle preoccupazioni materiali e psicologiche legate alla propria situazione economica e sociale, il cui scopo sarebbe quello di conseguire una qualità di scrittura imparziale — che lei stessa qualifica come “androgina”, e noi aggiungeremmo “apollinea” — dall’alto della quale lo scrittore possa assumere una posa (e una prosa) che non riveli né il suo genere di appartenenza né intimi sentimenti di rivalsa verso chicchessia, che tradirebbero una non perfetta equidistanza tra egli stesso ed i fatti narrati. Qualche psicanalista potrebbe indagare se il legame tra tale ideale letterario e l’oscillazione omo-eterosessuale della Woolf fosse mono- o bidirezionale, ma noi preferiamo astenerci.

1929, Feltrinelli, trad. di L. Bacchi Wilcock e Rodolfo Wilcock, 160 pagg., 11 euri

mercoledì 25 settembre 2024

linguaccia


Un libro scritto con intelligenza e competenza per ridimensionare un paio di miti d’oggi riguardanti la lingua italiana, ovvero se sia utile accogliere vocaboli stranieri o meno, e se veramente il maschilismo che affiora dal nostro idioma sia esclusivamente retaggio della società patriarcale. La risposta al primo quesito è affermativa, anche quando si tratta di accogliere parole la cui accezione è già rappresentata da termini italiani, ché comunque i vocaboli prestati aggiungono una connotazione diversa rispetto ai corrispondenti autoctoni. Nel secondo caso invece viene spiegato che l’utilizzo prevalente del maschile è determinato anche da un principio di economia funzionale, dato che mancando il genere neutro l’evoluzione ha conservato il maschile quale genere meno “marcato” rispetto al femminile. Detto questo, si incoraggia la declinazione in –a delle professioni, per esempio, ma si boccia risolutamente sia l’asterisco che la schwa in fine di parola, ammettendoli solo temporaneamente quale sollecitazione provocatoria a porsi delle domande sul tema.

Einaudi, 2024, 144 pagg., 13 euri

lunedì 5 agosto 2024

storia di un impiegato

Per la seconda volta il buon Tito Faraci si cimenta con un “manuale” per sceneggiatori di fumetti. A differenza della prima occasione, in questa piú recente si può permettere — dal pulpito acquisito della cattedra della Scuola Holden — di inserire una parte introduttiva autobiografica dove racconta i primi passi della sua carriera (abbastanza banali) se a qualcuno dovessero interessare. Le istruzioni tecniche fornite, invece, sono niente di piú di quelle basilari (piani, campi, controcampi, etc.) e se si vuole saperne di piú, va da sé, bisogna iscriversi alla scuola baricchiana. Salviamo volentieri la sezione in cui si spiegano i rapporti tra sceneggiatore e disegnatore, e i criteri per la stesura di un soggetto, entrambi rivolti a sciogliere le problematiche relative alla controparte dell’autore sulla ricezione corretta delle idee e del materiale di lavoro. Peccato che diverse pagine vadano sprecate per questioni superficiali — fissazioni del bravo impiegato, diciamo — per cui in Topolino si può dire cosí e non cosà, idem in Tex, Zagor e Diabolik, oppure su considerazioni sulle onomatopee o sui versi pronunciati dai personaggi (Gulp! Yuk yuk, Bang! con il punto esclamativo o senza, e baggianate del genere). Libro per i soli fans di Faraci, se mai ve ne fossero, o per chi desideri entrare quale semplice ingranaggio della produzione seriale all’italiana, ma che la voglia di fare fumetti te la fa un po’ passare.

Feltrinelli, 2022, 224 pagg., 18 euri

venerdì 26 luglio 2024

giro giro tondo

 

Contrariamente alla vulgata che definisce “Tutti giú per terra” — l’esordio letterario di Culicchia — un romanzo di formazione, troviamo conferma che non sia tale proprio leggendo l’introduzione dell’autore stesso, aggiunta in occasione del cambio editoriale da Garzanti a Einaudi, nella quale confessa che il libro fu il risultato di un collage di diversi racconti all’epoca scartati dalla pubblicazione in un’antologia curata dal Tondelli, nei quali i protagonisti erano diversi, e furono ricondotti unitariamente al Walter di TGPT pregiudicando in tal modo qualsiasi cambiamento interiore logico. Il ventenne protagonista, difatti, in una Torino di fine anni Ottanta, passa da una situazione (marginale) all’altra — la lettera per il militare, l’università, il servizio civile, la discoteca, la libreria, etc. — senza alcuna evoluzione psicologica, mantenendosi a galla in un mondo precario, del quale — questa volta forse a ragione — il libro viene considerato una prima attestazione letteraria generazionale, tanto da diventare modello per altri autori (sospettiamo Zerocalcare, fra gli altri), magari attraverso il film che ne fu tratto.

Prima edizione: Garzanti, 1994. Attualmente c/o Einaudi, 128 pagg., 11 euri

sabato 22 giugno 2024

De Nittis

MILANO – Palazzo Reale: “De Nittis. Pittore della vita moderna”. Torna a Milano, dopo un paio di decennii, una mostra dedicata al buon De Nittis, pittore barlettano, poi pennello in fuga presso Parigi e Londra, dove riscosse notevole successo all’epoca degli impressionisti. Opere provenienti dal museo omonimo di Barletta e da varie collezioni pubbliche e private; mancano due capolavori quali “Traversata degli Appennini” (1867) e “La strada da Napoli a Brindisi” (1872), ma in compenso abbondano le vedute parigino-londinesi e la bella gente, còlta per le strade o alle corse dei cavalli, soggetti per i quali ha declinato furbamente il realismo macchiaiolico in chiave urbana, avendo come target — al pari del collega e compatriota Boldini — un segmento di mercato ben preciso, dalle tasche ben fornite. Peccato che le sue indubbie qualità artistiche si siano confinate in un ambito di genere, scelta che ha fatto bene al conto in banca ma che non ha portato avanti di un millimetro il corso della storia dell’arte.

domenica 26 maggio 2024

la vie devant soi

 

Madame Rosà gestisce una pensione per minori, figli di prostitute che glieli affidano, situata nel quartiere parigino multietnico di Belleville. Ex prostituta lei stessa, è un’ebrea ormai anziana, sopravvissuta all’Olocausto, che ci viene raccontata da Mohamed, per tutti Momò, un suo ospite quattordicenne. Lo stratagemma dell’autore di investire del compito di narratore questa terza persona dallo sguardo allo stesso tempo innocente e disincantato, è la grazia e la caratteristica fondamentale del racconto che, altrimenti, consisterebbe in un mero capitolo aggiuntivo dei Miserabili di Victor Hugo, ed è lo stesso Romain Gary — sotto lo pseudonimo di Émile Ajar con il quale pubblicò “La vie devant soi” nel 1975 — a proporre questa chiave di lettura, attraverso uno dei personaggi della umanità sventurata che popola lo scenario attorno alla pensionanda, fino al macabro finale.

1975, edizione Neri Pozza, 224 pagine, 11 euro

sabato 4 maggio 2024

io migro tu migri egli migra

 

Il processo migratorio provoca evidentemente dei problemi di assimilazione dei nuovi entranti nelle società di destinazione. La tesi del dott. Allievi è che gran parte di queste criticità siano generate dalla (non-) scelta da parte delle autorità italiane di non governare il fenomeno. La quasi inesistenza di canali ufficiali di entrata, per esempio, fa sí che la persona migrante — priva di un permesso di soggiorno difficilmente ottenibile — si trovi molto spesso in una situazione di illegalità. Automaticamente, il sistema giudiziario è appesantito da questa fattispecie di reato e gli istituti di pena registrano un elevato numero di detenuti non autoctoni sia per la situazione normativa di cui sopra, sia perché — non avendo una residenza ufficiale di riferimento — non possono accedere a misure alternative. L’autore risulta particolarmente illuminante nel momento in cui inquadra i movimenti migratori in una logica piú estesa, nella quale si considerano anche i flussi interni ad uno stesso Paese, come per esempio — nel caso dell’Italia — quello Sud verso Nord che, dal dopoguerra in poi, ha portato forza lavoro nelle aree geografiche che piú ne necessitavano. Lo sguardo va però allargato ulteriormente, per comprendere che lo spostamento di popolazione nelle aree che abbisognano di risorse umane provoca contemporaneamente un impoverimento delle zone di partenza, e la coniugazione di questi due fattori è la sfida piú difficile.

Laterza, 2023, 136 pagine, 14 euri

domenica 21 aprile 2024

lode a Mishima

 

A distanza di una ventina d’anni torna nelle librerie il commento ad Hagakure nel quale Mishima contestualizza gli insegnamenti sapienziali del Settecento nipponico collegandoli alla realtà dell’epoca e al suo proprio vissuto personale. Rispetto alla precedente edizione Bompiani si è voluto “sanitizzare” l’approccio tetro che sottolineava fin dal titolo (era “La via del samurai”) la relazione tra l’etica del samurai e l’idea costante della morte e del suicidio che la dovrebbe guidare. Ne viene fuori un libro piú leggero e meno ideologico, senza nessuna prefazione che speculi troppo sul suicidio rituale di Mishima avvenuto pochi anni dopo. Stupisce tuttavia come un libro capitale di questo calibro venga poco pubblicizzato dalle stesse librerie di catena: forse viene ancora ritenuto troppo “pericoloso”, nonostante la sanificazione.

Feltrinelli, 2023, pag. 160, 16 euri

domenica 31 marzo 2024

l'amour toujours

 

Tornata a Napoli per ripercorrere i luoghi della propria infanzia alla ricerca di una spiegazione per la recente morte misteriosa della madre, la protagonista riesamina la relazione tra sé e la donna, decostruendo e ricomponendo i ricordi di fatti avvenuti nella sua vita, che il tempo aveva confuso con quelli dell’altra, riportando a galla verità scabrose sepolte nel passato. Il primo romanzo della fantomatica Elena Ferrante incomincia come un noir abbastanza tradizionale, ma durante il racconto dissemina particolari comportamentali e psicologici di natura, diciamo cosí, sospetta (per esempio, la sua frigidità, o l’anelito al non volersi scoprire somigliante alla madre) che convogliano abilmente verso l’agnizione del finale. Notevole, anche se sa un po’ troppo di “vecchio”.

p.s.: l’idea che ci siamo fatti del “caso Ferrante” è che effettivamente possa trattarsi di un autore/autrice già celebre all’epoca della pubblicazione (oggigiorno, secondo i nostri calcoli, dovrebbe stare all’incirca attorno agli 80 anni) che decide di pubblicare pudicamente un romanzo sotto mentite spoglie a causa di una scena di sesso esplicita che avrebbe potuto risultare piuttosto imbarazzante per la propria reputazione. Difatti, il secondo romanzo di EF appare nientemeno che dieci anni dopo, probabilmente dopo aver constatato il successo a ragion veduta del primo, e decidendo cosí di proseguire su quella strada.

1992, edizioni e/o, 173 pagine, 11,90 €

sabato 23 marzo 2024

... e fuori nevica


Commedia teatrale (con finale tragico) di e con Vincenzo Salemme, scritta nel 1995 e portata sul palco in varie edizioni. Caratterizzata da una scrittura scoppiettante, nella versione che vedeva la partecipazione di Nando Paone rimane un po’ troppo sottotraccia il filo rosso che dovrebbe condurre al tragico finale, che difatti si presenta senza la necessaria preparazione. Particolarmente interessante deve essere la versione cinematografica realizzatane nel 2015 con i medesimi attori: a giudicare dal trailer, infatti, è stata operata una totale rivisitazione da capo a fondo della sceneggiatura per adattare la pièce al nuovo medium espressivo, spostando l’azione anche all’esterno dell’appartamento della casa nella quale è ambientata, tanto che pare difficile ricondurla alla sua origine teatrale.

sabato 10 febbraio 2024

Jacomo

Gli ultimi 15 giorni di febbre di uno Jacopo Robusti moribondo che, rivolto al Signore, racconta la sua vita a partire dalla tenera figura di Marietta, la prima figlia avuta da una relazione prematrimoniale, e che è la vera protagonista, una volta che assumiamo il personaggio di Tintoretto quale io narrante. Il libro della Mazzucco è romanzo storico, che restituisce un interessante quadro della Venezia del Cinquecento, ma — dato il tema che affronta — è anche una sorta di breviario di storia dell’arte e di estetica, materie nelle quali l’autrice si muove agevolmente. Nella seconda parte si sente un po’ la mancanza di una chiara parabola narrativa: infatti, si incomincia a parlare della fine infausta di Marietta già a metà del volume, e poi ogni tanto è viva, ora è morta, ora ritorna viva, in un fluire di episodi della cui successione non si capisce molto il senso, e che ci porta ad un finale oltremodo repentino.

p.s.: non resta che leggere il mattone “Tintoretto e i suoi figli”, sempre della Mazzucco, per verificare quanto corrisponde a verità storica e quanto va ricondotto a fiction

Prima edizione Rizzoli, ottobre 2008, ora Einaudi, 480 pagine, 14 euro

venerdì 19 gennaio 2024

Schindler List 2.0

 

Bene o male, ogni nazione europea ha avuto la fortuna di avere il suo Schindler, ovvero qualcuno che ha salvato dall’Olocausto una quantità di ebrei perseguitati dal nazifascismo. Nella fattispecie si tratta di Sir Nicholas Winton, che in quel di Praga attorno al 1938-39 protesse e inviò nella sua natia Inghilterra circa 700 bambini Ceki poco prima dell’invasione nazista. L’intento del film è certamente encomiabile, nel gettare luce su una pagina terribile ma poco conosciuta della storia recente; tuttavia si procede in maniera stanca e didascalica, e nessuno spettatore — neanche chi non avesse idea alcuna della trama — può aver dubbi sul suo sviluppo e finale. Tuttavia una regia non del tutto incompetente riesce a commuovere nei momenti clou.

2023, regia di James Hawes, sceneggiatura di Lucinda Coxon e Nick Drake (non quello là, ndr), basato sul libro di Barbara Winton (figlia reale del personaggio protagonista del film), con Anthony Hopkins, Johnny Flynn, Helena Bonham Carter e altri

giovedì 4 gennaio 2024

il Moroni GB da BG

 

MILANO – Gallerie d’Italia: “Moroni. Il ritratto del suo tempo”. Il Giambattista Moroni mi nasce ad Albino (BG) nel secondo decennio del Cinquecento e viene presto spedito a Brescia a fare l’apprendista presso la bottega del maggiore pittore locale dell’epoca, ovvero il Moretto. La mostra in corso a Milano prende in considerazione l’intera vita produttiva del Moroni — al contrario dell’ultima grande mostra dedicatagli a Bergamo una quindicina d’anni fa che si limitava ad illustrare la seconda parte della sua carriera — ed è l’occasione buona per un confronto con le opere del maestro con quelle dell’allievo. Quest’ultimo lascia parecchio a desiderare sul fronte della pittura religiosa, dove latita l’accuratezza della composizione e delle proporzioni delle figure, nonché alcune peculiarità iconografiche piuttosto datate, a causa dell’ambito provinciale un po’ arretrato della committenza alla quale le opere erano destinate. Nulla da dire invece dal lato ritrattistico: l’allievo supera abbondantemente il maestro, se non altro per via della numerosità delle occasioni che lo hanno portato a maturare una eccezionale sensibilità nei confronti della rappresentazione della fisionomia umana, unita ad uno straordinario e sapiente uso del colore.