domenica 30 maggio 2021

non solo veneri di milo

 

Il buon Tito Faraci, resosi probabilmente conto che la collana Comics della Feltrinelli — da lui diretta ormai da vari anni — non aveva ancora in catalogo un titolo decente, deve aver deciso di scomodare il Manara, che effettivamente era sprovvisto di (auto)biografia, per farsi raccontare la sua carriera. Difatti, l’unico ad aver preso in mano la penna per scrivere questo libro deve essere stato il Faraci medesimo, che ha sbobinato una serie di telefonate intercorse durante il lock-down o giú di lí. La parte piú interessante è quella precedente la consacrazione dell’autore, avvenuta a fine anni Settanta con la pubblicazione francese delle avventure di Giuseppe Bergman, dove ci vengono narrate le origini familiari, la formazione, l’approccio al fumetto, la (stravagante) abitudine di viaggiare per un certo periodo col camper — durante tutto l’anno — cosicché ne deriva che molte sue storie sono nate e cresciute “in vacanza”. Piuttosto sostanzioso anche il ricordo di due grandi con i quali il Manara ha collaborato, ovvero Hugo Pratt e Fellini. Via via il racconto si fa piú frammentario, e il resoconto delle ulteriori collaborazioni professionali (Jodorowsky, Celentano, Valentino Rossi, etc.) è limitato a qualche paginetta di prammatica. Il limite del libro è una certa superficialità — dovuta alle modalità di intervista dissimulata con le quali è stato composto, tutto sommato risultanti in una certa facilità di lettura — che restituisce un’immagine un po’ da cartolina del Milo: infatti nel corso degli anni, in varie pagine della stampa, abbiamo letto aneddoti e considerazioni molto interessanti, ma magari sconvenienti da riportare in questa che si può considerare la prima, e forse unica, biografia autorizzata.

Feltrinelli, 224 pagg. a colori, 22 euri