giovedì 28 novembre 2019

the elevator


Durante una nottata piovosa, gli ascensori di un palazzo situato in una non precisata località olandese assumono vita propria, complice un fulmine che fa da catalizzatore per una malvagia reazione chimico-elettronica tra i circuiti integrati del sistema ed una misteriosa sostanza gelatinosa. La nuova natura autonoma degli ascensori, superfluo specificarlo, è vòlta ad assassinare nei modi piú truci i malcapitati passeggeri delle cabine. In questa sua opera prima, Dick Maas manifesta il suo debito verso David Cronenberg, e i relativi films di pochi anni precedenti questo, che abbinavano il soggetto horror al tema tecnologico (la tv per Cronenberg, i computer nel caso nostro). Lo stile è molto spartano, con dialoghi essenziali — tendenti al catatonico, anche per l’insipienza della gran parte degli attori — e lo spazio narrativo è lasciato prevalentemente alla suspence e alla fantasia degli ammazzamenti; il tutto risulta oggi invecchiato malamente, proprio come “Videodrome” e “Scanner”, e come questi ha una certa aria da fumetto, tanto che pensiamo non sia una coincidenza che ricordi molto la prima fase del Dylan Dog di Tiziano Sclavi, che debuttò pochi anni dopo, il quale non ha mai fatto mistero di ispirarsi al cinema horror di serie B o C per le sue storie (e forse non è del tutto casuale che il protagonista somigli fisicamente proprio all’indagatore dell’incubo).

1983, scritto diretto e musicato da Dick Maas, con vari attori nederlandesi