domenica 28 giugno 2020

povero figlio


Secondo una specie di regola del contrappasso, le lettere indirizzate al figlio (illegittimo) da Lord Stanhope di Chesterfield diventano (illegittimamente) un libro, ad opera della moglie alla sua morte (del figlio), che le aveva conservate. Il Chesterfield era un rinomato uomo di stato della Gran Bretagna del primo Settecento che si sforzava, inutilmente a quanto pare, di indirizzare il figlio ad una carriera identica, quasi in continuazione con la sua. In questo senso troviamo qua un esempio precedente a quelli di Leopold Mozart o Monaldo Leopardi, altri padri celebri che con la loro presenza oppressiva hanno reso un inferno la vita dei propri figli rispettivi, sui quali proiettavano la loro ambizione, ma che hanno se non altro hanno avuto la fortuna di rendere le loro fatiche un’eredità preziosa per noi posteri, mentre del figlio di Stanhope non ne rimane traccia, se non quella di queste epistole a senso unico, giacché non si sono conservate le (poche) lettere inviate di ritorno da figlio a padre. L’Inghilterra di quel tempo era, a quanto pare, una potenza economica, ma priva di tradizioni culturali e sociali che ne nobilitassero la sua classe dirigente, ed è perciò che il figliolo in questione viene inviato a frequentare le corti francesi, germaniche ed italiane, per acquisire quei modi eleganti ed una frequentazione di personalità che ne agevolassero la carriera diplomatica. Il libro ebbe all’epoca un notevole successo, perché alle raccomandazioni da padre-padrone, il genitore unisce considerazioni — filosofiche, morali o di stile — ancora molto interessanti e a volte divertenti.