domenica 7 novembre 2021

realismo statico

 


MILANO – Palazzo Reale: “Realismo Magico. Uno stile italiano”. Quando le avanguardie di inizio Novecento si fecero un po’ stanche, particolarmente dopo l’approdo all’astrattismo, ci fu per reazione — da parte di numerosi artisti — un ritorno all’ordine e alla buona pittura figurativa. Questo accadde soprattutto in Italia, dove la prossimità dello stile classico era piú presente che altrove, ma anche in tutta Europa in generale. Il quadro iniziale di questa “nuova” tendenza, nata attorno a circoli artistici quali “Novecento” e riviste d’arte (“Valori plastici”), era piuttosto confuso, tanto che uno dei critici che per primi riconobbero questa corrente, metteva sotto il titolo di Realismo Magico opere che successivamente si sarebbero precisate meglio con altre etichette (metafisica, nuova oggettività, etc.). A posteriori possiamo dire che le opere che si fanno ricadere in questa definizione si collocano a metà strada tra lo spiazzante para-simbolismo della Metafisica e il realismo piú verace della Nuova Oggettività teutonica; in esse, la statica maestosità delle figure data dall’ispirazione rinascimentale congela i personaggi in una sorta di realtà irreale, che allude a qualcosa che va oltre, ma senza esplicitarla attraverso simboli o allegorie, tutt’al piú attingendo ad una certa naïveté che alcuni fanno risalire alla poetica di Henry Rousseau il doganiere. Talora si ha l’impressione di un certo estetismo furbo, fine a se stesso, confermato per esempio da Casorati che nella sua “Conversazione platonica” affiancava una signora nuda ad un uomo in cappotto, ma confessando successivamente non trattarsi di una composizione pensata con intenzioni allusive particolari, essendo invece frutto di un evento accidentale (un amico entrato casualmente nel suo studio mentre stava dipingendo la modella).

Cagnaccio di San Pietro, “Dopo l’orgia”, 1928, olio su tela, collezione privata