martedì 27 novembre 2018

Carlo Pelloni


MILANO – Palazzo Reale: “Carlo Carrà”. Il buon Carlo Pelloni, che in seguito assumerà il suo nome d’arte ispirandosi alla nota soubrette Raffaella Carrà, incominciò a pitturare tele ad inizio Novecento, e di conseguenza il suo primo approccio non poteva non essere dettato dalle avanguardie del nuovo secolo: divisionismo, futurismo, cubismo, metafisica, etc., le ha passate proprio tutte, con notevoli risultati, bisogna dire, che spesso si confondono con i migliori esiti dei piú titolati esponenti di ognuna di loro. Senonché ad un certo punto si stufa, forse anche per l’ulteriore influenza del generale ritorno all’ordine post-bellico, e si ritira in buona pace a dipingere paesaggi, marine soprattutto, e nature morte, nelle quali la sua sapienza coloristica acquisita non manca, qua e là, di dar luogo a vere e proprie poesie pittoriche (cit.). Lo straniamento metafisico delle nature morte, retaggio dell’excursus nello stile del De Chirico, non mancherà di colpire il buon Giorgio Morandi che ne farà il marchio di fabbrica delle sue [verificare la consecutio temporum stilistica, ndr].