domenica 26 dicembre 2021

alla faccia di Vivaldi

 


Forte della sua doppia expertise di direttore d’orchestra e pittore dilettante, il buon F.M. Sardelli si addentra in un excursus storico-artistico-musicale mettendo in rassegna dal punto di vista tecnico e filologico le (poche) testimonianze visive sopravvissute delle fattezze presunte del Vivaldi, sostanzialmente portando conferme alle ipotesi che ritengono attendibili il famoso ritratto di Bologna databile a inizio ’700, l’incisione di La Cave del 1725 e tangenzialmente — unica a non avere bisogno di nessun accredito perché certamente veritiera — la caricatura del 1723 di Leone Ghezzi. Fondamentalmente, secondo il Sardelli l’attendibilità andrebbe cercata a ritroso, a partire dalla brutta incisione che nel 1725 accompagnava l’edizione a stampa dell’opera Ottava, pubblicata ad Amsterdam: per quanto scadente, quell’immagine mostra un compositore con la medesima scollatura della camicia aperta sul petto (dovuta probabilmente alla malattia, “strettezza di petto”, che attanagliava sin da piccolo il Nostro), un particolare considerato del tutto eccezionale per quell’epoca e quel contesto (in realtà questo è un punto debole, perché gli esempi sono numerosi, e la scollatura potrebbe essere una semplice coincidenza, ndr), e che — pur nella dissimiglianza dei volti, dovuta ai molti interscambi necessari per passare da un originale disegnato o dipinto ormai perduto ad una incisione opera di un artigiano alle prime armi, residente per di piú a oltre mille chilometri di distanza dal suo modello — metterebbe inequivocabilmente in relazione le due raffigurazioni come autosostenitrici l’una dell’altra veridicità. Comunque sia, il fatto che nell’incisione — piú tarda — Vivaldi appaia senza piú il violino si spiega con la ragione che con l’avanzare della sua carriera il compositore tendeva a presentarsi prima di tutto come autore tout-court, e non piú come violinista-compositore, condizione che risultava ormai squalificante. La chicca di questo libro, comunque la si pensi sul resto, è quella riprodotta in copertina ed è piú suggestiva e convincente: nella Chiesa della Pietà a Venezia — che non è piú quella in cui suonavano Vivaldi e le sue allieve, ma venne costruita piú ampia nel decennio successivo alla sua morte, al fianco di quella originaria non piú esistente — tra gli affreschi del Tiepolo che decorano la vòlta, figura la testa di un personaggio dai capelli rossi (Vivaldi era appunto soprannominato il “prete rosso”) che fa capolino alle spalle di un angelo violinista, e che rappresenta probabilmente un cameo in omaggio al Maestro da poco scomparso che per un lasso di tempo cosí lungo aveva prestato il suo talento alla formazione artistica della scuola e alla vita musicale veneziana in generale.

Sellerio, 2021, 290 pagg. illustrate, 24 euri