sabato 18 gennaio 2025

viva lu latinu

 

I pregi fondamentali di questo bellissimo libro sono almeno un paio: il primo sta nella ricostruzione dettagliata della trafila, dotta o ereditaria, che ha portato il centinaio di lemmi latini presi in considerazione, e i loro derivati, a diventare termini comuni del vocabolario italiano attuale e, in concomitanza, di quello delle altre lingue romanze, riportando stralci letterari soprattutto di epoca medioevale, periodo storico nel quale la trasfigurazione si è attuata in maniera piú massiccia, nell’ambito del passaggio dal latino al volgare. I passi riportati sono soprattutto di Dante, Boccaccio, Jacopone da Todi, ma anche di altri autori piú o meno anonimi, se non del tutto tali: apprendiamo difatti che — e qui sta il secondo pregio — in quel periodo di transizione esistevano una quantità di “volgarizzamenti” di testi latini: tale traduzione si attuava nei confronti delle opere piú importanti, oppure degli statuti comunali, o dei trattati particolarmente significativi per il pubblico che non intendeva l’idioma aulico. Per ragioni di spazio, la risalita etimologica al greco e al proto-indoeuropeo è affrontata solo sporadicamente, ma va detto che non era la materia sulla quale questo libro si voleva concentrare.

Carocci, 2024, 220 pagine, 18 euri

giovedì 9 gennaio 2025

uno di quattro

 

Elena Ferrante — o chi per essa — nell’“Amica geniale” intraprende una strada di piú ampio respiro rispetto ai due romanzi precedenti, proiettandone l’oggetto, ovvero la saga familiare e circondariale, sull’orizzonte di ben quattro volumi, che le/gli hanno richiesto oltre dieci anni di lavoro. La narrazione si fa ovviamente piú distesa, e comunque riconosciamo alcune caratteristiche della sua scrittura, quali la sottigliezza dell’analisi dei sentimenti, oppure la presenza dell’episodio scabroso disturbante e, dal lato strutturale, un uso — nel caso in questione limitatissimo — dell’ellissi, che si riduce all’agnizione del titolo, per la quale scopriamo solo alla fine del libro che l’amica “geniale” non è quella che abbiamo sembre presupposto essere bensí, insospettabilmente, la voce narrante stessa. Continuiamo ad avere delle riserve sulla effettiva identità sessuale dell’apocrifa autrice, come pure della sua napoletanità, giacché il contesto sociale in cui il romanzo è ambientato potrebbe corrispondere ad un qualsiasi altro luogo del meridione d’Italia non specificabile, e gli scarni riferimenti partenopei si mantengono inevitabilmente sul general-generico, dai quali crediamo non si possa desumere un’effettiva conoscenza profonda di chi scrive della topografia della città, la cui descrizione si mantiene a livelli abbastanza superficiali, tali da rendere la lettura meno ostica, quasi da cartolina in previsione di una traduzione estera del romanzo, e di un eventuale successo presso il pubblico, quale effettivamente si è verificato.

2011, Edizioni e/o, 336 pagine, 19 euri

mercoledì 1 gennaio 2025

mafia ebraica

A cavallo tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila si tentò la strada del graphic novel in formato libro, che è piú piccolo del classico taglio comic-book. Probabilmente si trattava di una strategia per aggirare una certa diffidenza nei suoi confronti e far entrare il fumetto, sotto mentite spoglie, nelle librerie: oggigiorno il tema è completamente superato dal fatto che in libreria si trovano tranquillamente fumetti a grandezza naturale e persino over-size, fino a veri e propri mattoni che per leggerli ci vuole la gru. Di esempi di fumetti in formato-libro ne esistono diversi, sia statunitensi che italiani: per la produzione antecedente si potevano utilizzare storie disegnate all’origine con un livello di dettaglio minore — che non soffrissero troppo della riduzione delle dimensioni — e infatti il caso migliore risulta essere stato quello dell’adattamento di Mazzucchelli per “Città di vetro” di Paul Auster. Anche Zero Calcare, ultimamente ripubblicato nella collana tascabile, si presta all’uopo; Bacilieri, invece, si era cimentato in un poliziesco su misura, con testi di non ricordo chi. Tra le storie USA pensate appositamente per questo formato spicca senza dubbio “Jew Gangster” (2005) di Joe Kubert, un grafo-romanzo di (de)formazione ambientato insolitamente (per noi) nella New York del periodo della Depressione durante il quale, oltre a quella italiana, operava anche una mafia ebraica. Il protagonista è un giovane, figlio di immigrati ebrei polacchi (come l’autore, ndr), del quale vengono costruite in maniera convincente le motivazioni sociali che lo portano ad aderire alla malavita. Anche il deuteragonista è descritto in maniera molto realistica, quasi tratto di peso da un film noir anni Quaranta, e nell’edizione originale si esprime in uno slang che purtroppo va del tutto perso nella traduzione italiana. I personaggi di contorno sono un po’ troppo “da fumetto”, nel senso deteriore del termine, ma in compenso il tutto è valorizzato nello splendido stile dei disegni del grande Joe Kubert.

Planeta/DeAgostini, 144 pagine in bianco e nero, 10 euri