domenica 18 luglio 2021

vedi un po'

 

Chissà: forse è proprio a causa dei suoi disturbi alla vista che l’autore del “Mondo nuovo” è diventato uno degli scrittori piú visionari, addirittura anticipando di una decina d’anni la distopia orwelliana. Nel 1942 pubblicò questa specie di manuale — ispirato alle idee del dr Bates — nel quale suggeriva una serie di esercizi per migliorare la condizione di chi soffrisse di miopia, ipermetropia, etc. Alcuni di questi esercizi, come quello che consiglia di fissare il sole ad occhi aperti, appaiono oggi altamente sconsigliabili; altri — come quello di concentrarsi sullo spazio bianco delle lettere per affinare la percezione del nero — sembrano abbastanza inutili. Piú interessanti, invece, quelli che invitano a risvegliare l’occhio sottoponendolo a differenti focalizzazioni, da vicino e da lontano, per recuperarne l’atrofia visiva. Il fatto sconcertante, comunque, è che già all’epoca qualcuno aveva capito che curare la vista con l’uso degli occhiali equivaleva a curare i sintomi, e non le cause, della cattiva visione, contribuendo perdipiú in tal modo alla progressiva degenerazione dei difetti che ci si prometteva di correggere (com’era ovvio, del resto, ma la lobby dei fabbricanti di occhiali l’ha avuta vinta).

Adelphi, Piccola Biblioteca n. 231, pagg. 220

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