sabato 20 luglio 2019

sbroccadoro


Simpatico libretto del buon Carlo Sbroccadoro, che si può dividere grosso modo in due parti: la prima parte tratta della specialità del Nostro, ovvero la musica contemporanea, e delle difficoltà che questa incontra nella programmazione musicale italiana, per pigrizia mentale degli operatori culturali e del pubblico e per conseguente sconvenienza economica. Data la expertise in materia, e dai nomi dei compositori forniti nel testo, il buon Sbroccadoro ci stimola all’approfondimento del tema, soprattutto alla luce della tesi opposta sostenuta da Sandrino Baricchio nel celebre “L’anima di Hegel e le mucche del Wiscounsin” (che, dobbiamo dire, ci convince maggiormente). La seconda parte del libro si concentra invece sul cambiamento delle modalità di fruizione della musica da parte del pubblico. La tesi sostenuta, abbastanza condivisibile, è che la frammentarietà dell’ascolto, causata dallo streaming digitale e dall’aumento delle distrazioni della vita quotidiana, determinano una perdita nella possibilità di comprensione di un discorso musicale (alla pari di un discorso letterario) di una certa complessità e che necessiti di svilupparsi in un arco di tempo superiore a quello che normalmente la gente è disposta a concedergli. Anche la sovrabbondanza di materiale musicale disponibile, grazie al digitale, può essere un fattore negativo, sia per il pubblico, che trova difficile concentrarsi su un artista o su un genere particolare, sia per i compositori musicali, per i quali la conoscenza eccessiva di tutto lo scibile che viene prodotto, può precludere o rendere molto complicato il determinarsi di una scuola, che consenta un’evoluzione coerente di un pensiero musicale, nel solco di una tradizione o di una linea coerente di sviluppo, causando uno spaesamento sia verso il pubblico che verso se stessi.

Einaudi, 96 pagg., 12 euri.

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