lunedì 4 giugno 2018

la vita l’è düra


Milano – Palazzo Reale: “Dürer e il Rinascimento, tra Germania e Italia”. Non fai in tempo ad elogiare una mostra meneghina — quella su Caravaggio, chiusa qualche mese fa — che subito dopo l’offerta culturale milanese non manca di ritornare ai (ne)fasti della sua consueta approssimazione. Il titolo dell’attuale mostra in corso a Palazzo Reale, come al solito, trae in inganno: quella che viene spacciata per una dimostrazione pubblica esaustiva delle influenze assimilate dal Dürer in seguito al suo celebre viaggio di formazione in Italia del 1505, si rivela in realtà un baccanale in larga parte incentrato sul suo lavoro di incisore: un coté di tutto rispetto, ci mancherebbe, ma che avrebbe meritato una occasione a sé stante per essere compreso appieno. Viceversa, il lavoro pittorico è rappresentato da pochi esemplari di reale importanza, e da molte opere di seconda scelta (soprattutto ritratti, o mezzibusti di santi, etc.), e anche i maestri lombardo-veneti che il norimberghese avrebbe saccheggiato sono testimoniati da opere minori (del Bellini, per esempio, o il “San Girolamo”, incompiuto, di Leonardo, buttato lí con poca creanza). Oltretutto, il filo logico che sta alla base della mostra si va via via perdendo man mano che si prosegue nel percorso espositivo, tanto che nell’ultima sala ti trovi l’anziana signora del Giorgione (“Col tempo”) e per un attimo ti chiedi cosa diavolo ci stia lì a fare.

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