sabato 31 dicembre 2022

non solo zerocalcare


Due graphic novels al prezzo di una, pubblicate dapprima singolarmente nella collana Feltrinelli Comics, rispettivamente nel 2018 e 2019, e ora raccolte in formato ridotto nella collana economica dello stesso editore. Trattasi di un discreto esempio italiano del cosiddetto graphic journalism, genere narrativo-giornalistico a fumetti lanciato da Joe Sacco coi suoi reportage dalla Palestina, e da noi frequentato soprattutto da Zero Calcare coi suoi resoconti dei viaggi nel kurdistan. Nella prima parte i due autori sono ospiti della Acquarius, una nave ong per il salvataggio dei migranti nelle acque del Mediterraneo, operante nella zona SAR (search & resque) nelle prossimità della Libia. La seconda è invece pensata come logica prosecuzione della prima, trattandosi di un viaggio in Sud Italia nei centri SPRAR (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che organizza(va)no l’integrazione di quegli stessi migranti: si parla di Riace, dell’esperienza di Mimmo Lucano, della baraccopoli di San Ferdinando, etc. Ottimamente disegnate e ben documentate, con qualche ingenuità nella sceneggiatura della prima parte, risentono se vogliamo un po’ del classico buonismo di maniera, che scivola spesso e volentieri nel patetismo: per questo motivo la reputiamo un’operazione interessante, ma che avremmo voluto di tono piú graffiante e un po’ piú vera, per uscire dal cliché che siamo abituati a vedere nel giornalismo tout-court, e per i quali toni il fumetto si presterebbe in maggior misura (il già citato Zero Calcare, per quanto la sua coattitudine sia insopportabile alla lettura, lavora in tal senso).

Feltrinelli, Universale Economica, pagg. 240 a colori, 12 euro

domenica 25 dicembre 2022

Bobi

 

Romanzo d’esordio di Del Giudice, in realtà una sorta di diario di viaggio fra Trieste e Londra sulle tracce di Roberto Bobi Bazlen, defunto una ventina d’anni prima, raccontato dalle persone che lo avevano frequentato, tra le quali un paio di “celebrità” (Gerti e Ljuba) condivise con il poeta Montale. Curiosamente, il ritratto che viene restituito dello scrittore triestino è alquanto oscuro mentre — se si leggono i non molti scritti che ci ha lasciato, del resto già pubblicati all’epoca, romanzi incompiuti, recensioni, lettere, aforismi, etc. — si ha un’impressione opposta, ovvero quella di una persona piuttosto estroversa e dedita interamente ed entusiasticamente al proprio impegno di redattore e consulente editoriale, e il presunto mistero della sua scarsa applicazione alla scrittura narrativa è presto spiegato dalla limitatezza del tempo che la lettura, professionale e non, gli doveva concedere, nonché da una probabile modestia rispetto alle imprese letterarie con le quali si confrontava. Viceversa, ad essere enigmatico è proprio il romanzo di Del Giudice, che indugia continuamente sul racconto interiorizzato di particolari e frangenti che neanche Proust si sarebbe sognato di pensare, interrompendosi solo in un paio di occasioni per dedicarsi a descrizioni tecniche dettagliatissime e oggettive di marina e di aviazione, per poi ritornare alla sua narrazione introvertita, maniacale e sfuggente allo stesso tempo.

Einaudi, prima ed. 1983, edizione 2021 150 pagg., 15 euri

sabato 17 dicembre 2022

smart or dumb?

Le attuali normative che regolano il telelavoro e lo smart working risalgono rispettivamente al 2004 e al 2017, e sono nate per un uso mirato, rivolto a conciliare le prerogative del lavoro e di quelle della vita privata di determinate posizioni professionali e della categoria dei lavoratori con problemi di salute. La covid-pandemia costituisce invece il cavallo di troia col quale molte aziende estendono il lavoro da remoto alla generalità dei propri dipendenti, con l’intento principale di ridurre i costi del lavoro e del mantenimento degli spazi fisici degli uffici. Il Savino Balzano inscrive questa controversa novità all’interno della generale precarizzazione del lavoro e della riduzione dei suoi costi lato-lavoratore che caratterizzano almeno gli ultimi trent’anni italiani e non. Oltre al risparmio economico che difficilmente le aziende condivideranno coi dipendenti, un’ulteriore probabile conseguenza sarà la definitiva disarticolazione della solidarietà tra la classe lavoratrice, attraverso l’isolamento domestico degli individui. Last but not least, la tendenza è quella di contrabbandare il telelavoro con lo smart working, che ha una normativa meno vincolante per il datore di lavoro rispetto al primo, soprattutto riguardo la tutela dei rischi sanitari a lungo termine derivanti dal luogo in cui si svolge l’attività, che allo stato attuale — fatto salvo il lato infortunio, naturalmente — saranno di totale responsabilità del lavoratore.

Laterza, Saggi Tascabili n. 446, maggio 2021, 120 pagg., 12 euri

domenica 20 novembre 2022

mm393

Storia ambientata a Cremona, incentrata su Stradivari e i violini, la quale — essendo i fumettari notoriamente ignoranti in ambito musicale — si fonda sui piú triti luoghi comuni in materia (il violino ‘strumento del diavolo’ e amenità del genere) e che di conseguenza vira presto per necessità verso una specie di horror magico da quattro soldi.

domenica 13 novembre 2022

Pannella


“Romanzo radicale” è una via di mezzo tra biopic e docufilm (si potrebbe ribattezzare docupic) dedicato a Marco Pannella. Chi ha letto il recente “Il Partito Radicale” di Gianfranco Spadaccia trova una succinta conferma di quanto appreso dal libro: la nascita del partito, il tentato suicidio giovanile di Pannella e — fatto in verità sottaciuto dal libro — l’amore omosessuale che ne seguí. La maggior parte del film si sviluppa sugli anni Sessanta e Settanta, mettendo in evidenza essenzialmente il contributo radicale alla conquista della legge sul divorzio, alternando la fiction (piuttosto inguardabile) ad interviste ai protagonisti politici, tra i quali lo stesso Spadaccia nella sua ultima video-apparizione, Teodori, Baraghini, Rutelli, Bonino, etc., con in aggiunta filmati televisivi, tribune politiche e telegiornali d’epoca. Anche il tema dell’aborto, tra gli altri, avrebbe meritato di essere raccontato per esteso, ma lo spazio era quello che è. Meglio il libro, come si suol dire.

2021, regia di Mimmo Calopresti, musiche di Saro Cosentino, con Andrea Bosca e altri

venerdì 11 novembre 2022

la rosa non va a morire

 

Una storia partigiana al femminile, ambientata nella campagna lombarda del ’44-45, sul finire della guerra, ed espressamente ispirata all’ “Agnese va a morire” della Viganò. Pur essendo frutto di una commissione editoriale, la storia rifugge dall’agiografia partigiana, non nascondendo i lati miserabili dell’umanità, incidentalmente qui riversati su soli personaggi maschili, nazisti o partigiani che siano. Le donne, al contrario, sono unite da una sorellanza, questa sí un po’ agiografica, ma essendo donne pure le autrici di questa graphic novel, glielo concediamo senza problemi (sempre meglio appropriazioni valoriali un po’ arbitrarie di questo genere, della retorica del buonismo per gentile concessione maschile, dopotutto).

Mimimum Fax, aprile 2022, 190 pagg., 18 euri

domenica 30 ottobre 2022

spadaccia

 

Il Partito Radicale nasce verso la fine degli anni Cinquanta, fondamentalmente come prosecuzione politica di varie esperienze associative goliardiche universitarie, e con la compresenza della cerchia liberale del “Mondo” di Pannunzio. Pannella e Spadaccia sono presenti fin dall’inizio, appartenendo agli universitari di cui sopra, ed è proprio grazie alla propria assidua militanza che Spadaccia ha i titoli per rievocare momento per momento lo sviluppo del partito e chiamare all’appello le numerosissime presenze, note e meno note, che hanno partecipato all’impresa. Per il primo decennio e oltre, l’obiettivo politico del partito è stato quello di unire le forze laiche e liberali per contrastare il monopolio della Democrazia Cristiana. L’impronta era quella della sinistra liberale: si guardava perciò prevalentemente al PSI e a repubblicani e liberali, mentre verso il PCI (anche per la sua distanza dai socialisti) la diffidenza è sempre stata reciproca, e veniva considerato probabilmente a ragione parte dell’establishment. Da un certo punto questo proposito unitario rimane sullo sfondo e prevale il perseguimento di obiettivi materiali, trasversalmente raggiungibili, ovvero i diritti civili, a cominciare da divorzio, aborto, eccetera. Per chi avesse conosciuto i radicali solo da pochi decenni, è illuminante conoscerne l’origine “goliardica”, in virtú della quale trovano spiegazione tante stramberie di cui si sono resi protagonisti (regalare i denari del sovvenzionamento pubblico ai partiti, regalare marijuana, ecc., o la candidatura di personaggi per cosí dire eccentrici): si trattava di atti macroscopici per arrivare alle masse in termini di risonanza mediatica, comunque mai gratuiti, e sintomo della vivacità, apertura mentale e indole provocatoria che solo un piccolo partito può permettersi. La vitalità che ha mantenuto per tutta la sua esistenza si materializzava nella proliferazione di enti e associazioni correlate al partito, ma in grado di accogliere anche chi non vi volesse aderire ma partecipasse alle stesse lotte. Dato che a livello nazionale non ha mai sfondato in termini di percentuali elettorali, pur raggiungendo a volte cifre ragguardevoli per una formazione cosí minuscola, viene dato luogo a sovra- e sottopartiti transnazionali, liste Pannella, liste Bonino, Rose nel Pugno, europeisti, eccetera, che ne hanno di fatto smaterializzato la consistenza e causato una enorme dispersione delle forze non inesauribili di cui disponeva.

Sellerio, 2021, 764 pagg. 24 euri

mercoledì 14 settembre 2022

filosofia for dummies


Su raiplay.it è reperibile una puntata di Mixer Cultura, andata in onda nei primi anni Ottanta, nella quale furono ospiti Emanuele Severino e Luciano De Crescenzo, a discutere del grande successo della storia della filosofia “for dummies” testé pubblicata da quest’ultimo. Noi che abbiamo letto l'opera di entrambi (quantomeno i primi tomi riguardanti i “presocratici”) possiamo tranquillamente sconsigliare sia l’una che l’altra: tanto oscura la prima, del Severino, quanto eccessivamente leggera la seconda, che trasforma la storia della filosofia in una cronologia aneddotica, e che si guarda bene dall’approfondire un qualsiasi concetto che non sia riducibile alla banalità; ma d’altro canto la lettura è divertente, e nelle note a piè di pagina si rimanda a testi piú seri per successivi approfondimenti. Memore di “Cosí parlò Bellavista”, la sua prima fatica editoriale, De Crescenzo alterna ai profili dei filosofi antichi quelli di alcuni personaggi della Napoli d’antan, anch’essi portatori di una propria filosofia (spicciola, ma pratica, e alla portata di tutti).

Prima edizione 1983, Mondadori, 240 pagg., 11,50 euri

domenica 4 settembre 2022

tutte le Vie portano a Torino

 

Andando a far la spesa al supermercato può capitare di imbattersi nell’ultimo libretto che il Baricco ci consegna dalla sua lunga convalescenza (che speriamo finisca presto). In sostanza si può considerare una forma di promozione della Scuola Holden e della filosofia che la sostiene. Messi al bando i manuali di scrittura, soprattutto quello di un certo Vogler, che producono narrazioni ripetitive e omologate e, soprattutto, al servizio del sistema di potere dominante, Baricco individua le tre componenti di base che costituirebbero un testo narrativo. Primo, la storia: una massa indistinta che assume infinite forme geometriche a seconda del contenuto. Secondo, la trama: è il sistema per dare intelligibilità alla storia. Terzo, lo stile: precipuo per ciascun autore. Non accontentandosi della platea numerosissima degli aspiranti scrittori italici, suoi potenziali clienti, questa Via della Narrazione viene elevata ad un livello piú generale, dato che ciascuno è portatore di storie (consce e inconsce), e portarle alla luce dell’intelletto costituirebbe una terapia psicanalitica che ci vedrebbe sul lettino con Baricco al capezzale.

Feltrinelli, una 50ina di piccole pagine mezze vuote, 5 euri

giovedì 11 agosto 2022

l'altra guerra

 

Se prescindessimo dalle succinte premesse al reportage della Reginella dal Donbass di qualche anno fa (e ora prontamente ristampato per l’occasione) potremmo tranquillamente scambiarlo per una inchiesta sull’Ucraina di oggi, post-invasione russa del 24 febbraio 2022. Città distrutte, scuole ed edifici diroccati, popolazione che vive nelle cantine, anziani in appartamenti senza finestre, civili convertitisi in soldati resistenti, etc. Invece siamo nel periodo tra il 2014 (rivoluzione di Maidan) e il 2020, e l’altro dettaglio che ogni tanto ci scuote dalla convinzione di leggere un resoconto piú recente è dato dalle continue punteggiature che l’autrice, convinta comunista pro-putiniana (e già qui ci sarebbe da ragionare) si lascia sfuggire con l’intento di dipingere gli ucraini come i cattivi della situazione, fascisti, etc., insomma la retorica che in questi ultimi mesi abbiamo imparato a conoscere bene, tanto che non ci si stupirebbe se questo libro fosse stato finanziato dal Kgb o da chi ne fa le veci (ma non lo crediamo, perché la passionalità dell’autrice, sedicente psicanalista, è sincera e trasparente). Insomma, non è certo il testo ideale per chiarirsi le idee sull’attuale conflitto, ma piuttosto una testimonianza degli orrori di tutte le guerre.

Exorma editore, 310 pagg., 16,50 euri

lunedì 8 agosto 2022

per una manciata di lire


“Per un pugno di dollari” non è stato il primo western italiano, né il primo film a fondere l’epica western con l’etica samurai (vedansi i “Magnifici sette” di qualche anno prima), ma piuttosto è stata l’occasione a basso budget che ha consentito a Sergio Leone di sperimentarsi in un genere allora in voga per costruire un’estetica tutta propria, che ha poi fatto scuola, e che qui troviamo ancora in nuce (sarà piú sviluppata già dal film seguente) dato che questa ‘opera prima’ era ancora troppo legata ad una storia allogena che lasciava pochi spazi liberi per i vuoti e per l’umorismo che di questa poetica sono parte fondamentale, con la complicità delle musiche di Morricone, vere e proprie co-protagoniste.

1964, regia di Sergio Leone, soggetto di S. Leone (tratto da “Yojimbo” di Kurosawa), sceneggiatura di S. Leone, Duccio Tessari, Fernando Di Leo, musiche di Ennio Morricone, con Clint Eastwood, Gianmaria Volonté, Marianne Koch e altri

lunedì 1 agosto 2022

The King

 

Biografia a fumetti, non autorizzata né dagli eredi, né dalla Marvel né dalla DC, ricostruita sulla base di interviste rilasciate in vita e di pubblicazioni varie. Troviamo conferma di quello che ci aspettiamo, ovvero la testimonianza della frenetica attività creatrice di Kirby, a partire dagli anni Quaranta, vòlta alla invenzione continua di personaggi da lanciare sul mercato, alcuni di successo, molti altri meno, ma che vengono continuamente recuperati ed aggiornati nel tempo per essere proposti ad editori differenti in momenti diversi della carriera. In questo senso è interessante la messa in fila in modo ordinato della multiformità di questa produzione e, tra le tante cose, scoprire che un personaggio come Thor era stato creato da Kirby almeno un decennio prima del lancio presso la Marvel (e capiamo cosí perché The King accampasse i suoi diritti d’autore nei confronti di Stan Lee). Dal punto di vista del disegno, se escludiamo un periodo maturo felice verso la fine dei Sessanta, il Nostro è sempre stato piuttosto mediocre — tanto che la discontinuità degli esiti grafici la si può spiegare con il predominio o meno di collaboratori piú o meno capaci dei quali si avvaleva — e il confronto con giganti come John Buscema, Wally Wood, Gil Kane o Neal Adams è impietoso, ma gli va riconosciuta una dinamicità eccezionale, sia a livello di attitudine che di stile, ed è indubbiamente suo il merito principale di aver dato una caratterizzazione grafica convincente (esplosiva, diremmo) al genere supereroistico. Oltre ai piú vari personaggi dei cartoons, abbiamo la possibilità di conoscere addetti ai lavori di primo e di secondo piano del mondo del fumetto dell’epoca — dai disegnatori, agli autori, agli editori, etc. — con particolari piuttosto sfiziosi che in una biografia autorizzata difficilmente avremmo potuto vedere. Ultima nota interessante: a professione già avviata, Kirby fu spedito in Europa a combattere i nazisti, ed il capitolo dedicato alla guerra è inaspettatamente piuttosto duro — un aspetto poco noto della sua vita — e indubbiamente contribuisce a spiegare la tempra caratteriale per la quale è conosciuto da sempre.

Rizzoli Lizard, 200 pagine a colori, 18 euri

domenica 24 luglio 2022

l'origine del fantasma

Nell’anno del centenario pasoliniano, anche il famoso piscanalista contemporaneo ha voluto lasciare ai posteri qualche scampolo di sue riflessioni sul tema. La trovata che sovrintende a queste poche pagine è l’individuazione del principio dell’Origine, categoria alla quale il Recalcati riconduce i vari aspetti sotto cui si manifesta la tendenza del PPP al rimpianto di un passato idealizzato, con la conseguente idiosincrasia verso i tempi moderni. In particolare, il tramonto del mondo contadino e l’avvento del nuovo fascismo consumista ben si sposa col discorso lacaniano del capitalista verso il quale il nostro psico-banalista è piuttosto ferrato. Una seconda declinazione di questa Origine sta nella figura della madre del poeta, che assorbì tutte le sue capacità di amore verso l’altro, e che lo costrinse a rapporti sessuali anonimi nei quali avrebbe cercato di estinguere il desiderio consumistico di cui sopra nei termini di materialismo della carne. Una terza incarnazione di questo dissidio antico/moderno si ha in certi scritti pasoliniani sul Sessantotto, nei quali la celebre critica alla protesta giovanile si può interpretare come una presa di coscienza delle ragioni del Nuovo, che vanno però contemplate con quelle del Passato (i figli contro i padri), conciliando i valori degli uni e degli altri.

Feltrinelli | Varia, marzo 2022, pag. 64, 10 euri

domenica 17 luglio 2022

sanscrito sans souci

Libro ideale per una infarinatura generale su cosa sia o non sia il sanscrito dal punto di vista linguistico, dottrinale, letterario, etc., alla larga dalla pletora di pseudo-santoni new age contemporanei che se ne sono appropriati per ammantare di esoterismo le loro chiacchiere. I punti di vista adottati per illustrare questa lingua lontana nel tempo ma vicina nella sua sopravvivenza semantica nel parlato europeo attuale sono molteplici. Quello storico, innanzitutto, ma anche la stretta connessione con la pratica religiosa per la quale il lessico sanscrito è stato codificato, fino ad una analisi delle norme grammaticali che lo regolano e, last but not least, la presenza manifesta o meno di vocaboli nel nostro linguaggio corrente, per la quale l’autrice spende il suo umorismo nel tentativo di renderci meno astrusi certi riferimenti, ma alle volte il troppo stroppia, e la sua estrema intelligenza nel collegare gli aspetti antichi a quelli contemporanei piú popolarizzanti diventa eccessivamente pedante e alla lunga fastidiosa.

Neri Pozza, settembre 2021, 190 pagg., 18 euri

sabato 18 giugno 2022

contra dragus

Florilegio di critiche del prof. Montanaro all’attuale incarnazione del Salvatore della patria, al suo governo e alla cultura politico-economica che ne hanno determinato l’assurzione, alcune condivisibili altre meno. Trattandosi di una raccolta rivisitata degli articoli usciti sul Fatto quotidiano, la linea di fondo è 5stelle buoni, Draghi cattivo, avendo Egli rimpiazzato la sbilenca linea grillina di Conte con quella mercatista di stampo renziano. Le inadeguatezze di entrambi i governi sulle grandi questioni verso le quali sono stati chiamati a confrontarsi sono evidenti a tutti, ma il Tomaso si concentra solo su quelle del secondo (d’altra parte è un libro a tema). In particolare ci troviamo concordi coi cavalli di battaglia del Montanari, ovvero la sottrazione degli ambiti dei beni culturali, dell’ambiente e della scuola alle logiche del mercato. Condividiamo meno un certo oltranzismo sanfedista che vede solo bianco o nero, ma anche i libri agiscono all’interno del mercato tanto disprezzato, e se sono particolarmente caratterizzati, all’insegna di un brand, si vendono meglio rispetto a quelli piú aderenti ad una ambigua obiettività.

Chiarelettere, 160 pagg., 14 euri

venerdì 10 giugno 2022

primo mozart


Correva l’anno 1816 e a Milano, a un quarto di secolo dalla sua dipartita, veniva pubblicata la prima succinta biografia italiana del Mozart. Considerato che in realtà l’autore del libercolo era un prussiano, funzionario del governo austriaco in Lombardia e musicofilo — che attinse le informazioni dalle sparute biografie uscite anni prima oltralpe — possiamo dunque affermare che l’intento di fondo era quello di germanizzare la cultura italiana, in ossequio alla propria cultura patria. Il dato piú interessante che ricaviamo da tutto ciò è che a quell’epoca la musica di Mozart, soprattutto il comparto lirico, veniva ancora rappresentata in tutta Italia ma, a quanto pare, ad opera di orchestre non eccezionali, che davano risultati di qualità piuttosto scadente. Qualche perdonabile inesattezza del testo viene segnalata nella prefazione di Sandro Cappelletto, pure quella non priva di errori (ortografici, in questo caso).

Accademia Perosi, 2006, 80 pagg., 7,90 euri

lunedì 6 giugno 2022

esterina

 

Quando Esther Hillesum nel ’41 comincia a redigere il suo diario, l’invasione nazista dell’Olanda è già avvenuta da circa un anno, eppure la condizione di vita sotto occupazione emerge tra le righe solo sporadicamente. Lungi dallo scorgere in questa reticenza una sottovalutazione delle circostanze; al contrario, l’iniziale silenzio va interpretato piuttosto come base di partenza per l’apologia dell’accettazione che verrà svolta per tutta la seconda parte del libro. Per tutta la prima metà — e fino alla morte di S. — il diario è incentrato sulla liaison sentimentale con il suo di lei psicanalista, che si porterà dietro ancora per un po’ dopo la sua scomparsa, per poi affidarsi a Dio, o — da un punto di vista laico — alla propria voce interiore, insistendo con pertinacia nella sua visione ottimistica fino a quando, ormai indebolita e malata dopo il campo di concentramento, una testimonianza esterna ci consegnerà il suo ultimo struggente saluto fuoriuscire dal treno per Auschwitz.

Adelphi, 260 pagine, 12 euri

domenica 29 maggio 2022

salutame a Sorolla


MILANO - Palazzo Reale: “Joaquin Sorolla, pittore di luce”. Gioacchino Sorella si forma artisticamente tra Spagna e Italia, dedicandosi sulle prime ad una pittura di soggetto sociale e di solidissimo stile accademico, ma che già lasciava intendere l’interesse per la rappresentazione della luce ambientale. Niente di nuovo, per carità, già prima dell’Impressionismo erano cose già viste fin da metà Ottocento presso i naturalisti francesi o i Macchiaioli (Fattori in particolare, ma anche il Carcano, fino a De Nittis, etc.), ma il Nostro porterà questo elemento a vette parossistiche, letteralmente abbaglianti, mai raggiunte prima. Partecipa a vari concorsi con alterne fortune finché nel 1899 non fa il colpaccio con “Triste eredità”, grazie al quale si emancipa economicamente e professionalmente e può dipingere finalmente quel che gli va. Abbandona dunque qualsiasi parvenza di tematica storica o sociale o altro — in un certo senso questa tendenza di metà Ottocento alla perdita di interesse verso il soggetto non era che un preludio all’astrattismo di là da venire — e si trasferisce sulla playa di Valencia a pitturare (quasi fotografare, si potrebbe dire) il mare e la sua luce accecante, mare popolato di pescatori, bambini che giocano etc., e in seguito a Biarritz, con il mare (l’oceano) sempre costante, ma questa volta i quadri si popolano di signore alla moda e bella gente. Un certo Huntington lo sponsorizza per una mostra in America, e qui sfonda definitivamente. Sempre lo stesso Huntington gli commissiona uno di quei mastodontici fregi pittorici che andavano tanto di moda a cavallo del secolo: fu una fatica sfiancante che lo occupò per diversi anni e gli procurò un ictus che lo costringerà ad appendere il pennello al chiodo e al quale sopravvivrà per altri tre anni e poi ciao.

“El balandrito”, 1909, olio su tela, cm 100 x 110, Museo Sorolla, Madrid

mercoledì 25 maggio 2022

una storia dell'Ucraina


Libro uscito a pochi giorni dall’invastione russa del 24 febbraio 2022: nel primo capitolo si riassume per sommi capi la storia dell’Ucraina dall’alba dei tempi fino al crollo dell’Unione Sovietica, per poi passare ad analizzarne abbastanza esaurientemente nel dettaglio le vicissitudini susseguitesi fino ad oggi. Premesso che Putin è un gran figlio di putin, etc., c’è il sospetto che sia un libro un tantino filo-occidentale: per esempio quasi non si accenna al ruolo della NATO (che pure analisti insospettabili di filo-putinismo tengono in conto), come pure non pervenute le voci che il colpo di stato (o insurrezione popolare, come viene qui eufemisticamente definita) del 2014 fosse fomentato dagli USA, la strage di Odessa viene appena nominata o quasi, per non parlare del fotografo Rocchelli ucciso sul campo dall’esercito ucraino, etc. Comunque da leggere.

La Morcelliana/Scholé, 2022, 210 pagg., 16 euri 

sabato 21 maggio 2022

giorgio eriberto


Dopo un primo breve viaggio nel 1914, H.G. Wells torna a Mosca e San Pietroburgo nel 1920, a conflitto terminato, e tre anni dopo la Rivoluzione d’Ottobre. Trova una situazione economica e sociale disastrata, che attribuisce non tanto al nuovo regime comunista, quanto alle conseguenze della guerra. Nonostante le molte riserve che ha sulle basi ideologiche e sulle capacità di governo del nuovo establishment, Wells trova i bolscevichi animati da un sincero spirito di rinnovamento e ipotizza che, allo stato in cui la Russia all’epoca si trovava, quella poteva essere l’unica opportunità per risollevare il paese dalla miseria. Da visitatore illustre quale era, incontrò alcuni esponenti celebri della cultura patria (Gorkij, Glazunov, etc.), nonché Lenin in persona, del quale ci fornisce un ritratto abbastanza edificante. Tornerà in Russia una terza volta, nel 1934, per una intervista a Stalin (in realtà si tratta di uno scambio di idee tra intervistatore e intervistato) pubblicata in appendice. La sostanziale benevolenza di Wells verso il bolscevismo va vista sia alla luce del suo carattere di scrittore fantascientifico-distopico (prima di Huxley e Orwell) — quindi tendente alle grandi sistematizzazioni delle società del futuro —, sia per la sua visione politica di tendenza “collettivista” — sebbene non rivoluzionaria —, sia, infine, perché i peggiori misfatti sovietici erano ancora di là da venire (o da rivelarsi).

Nuova Editrice Berti, 2016, 160 pagine, 17 euri

lunedì 16 maggio 2022

so' dolorem

 

Diciamo che il ritorno della testata di MM dalla bimestralità alla mensilità forse non era proprio necessario se — a proposito di un tema dalle notevoli potenzialità quale il “lorem ipsum” poteva essere — ci troviamo a leggere con una certa curiosità solo la prima parte della storia, mentre per la seconda parte, ovvero quella dell’azione e dello svelamento del mystero, si ricade in una roba un po’ pressapochista, anche a causa di disegni non eccellenti. Forse per questo è stata associata una parte redazionale per aggiungere un po’ di sostanza ad una storiella deboluccia.

mercoledì 11 maggio 2022

ispoved'


Il buon Leone, arrivato ad una certa età, mi va in crisi esistenziale: la sua vita non ha piú senso; il circolo delle sue vuote e sofisticate amicizie gli è insopportabile. Allora volge lo sguardo al popolino, ai contadini, che gli pare conducano la propria esistenza allegramente, senza grossi problemi apparenti, e individua nella religione il fattore fondamentale di questa assenza di angoscia. Ben presto, però, mette a fuoco che non si tratta della religione ufficiale, cristiana ortodossa — che trova invece inadeguata ad ispirare la spiritualità della quale è alla ricerca — bensí di una forma religiosa primigenia, piú genuina e priva di sovrastrutture di matrice politica. Approfondirà il tema in libri successivi.

SE Editore, pagg. 120, per una ventina di euri

lunedì 2 maggio 2022

la dona venexiana, ciò

Una di quelle mostre senza alcuna ragion d’essere. Data la vastità del tema ci può stare dentro la qualunque, ed infatti la divisione in sottosezioni recita: mogli, cortigiane, sante, eroine, etc., ovvero si pigliano i quadri a soggetto femminile di alcuni dei maggiori pittori del Cinquecento veneziano (oltre a Tiziano troviamo Giorgione, Palma Giovane e Palma Vecchio, Veronese, Paris Bordone e altri) e il gioco è fatto. Ovviamente, le opere veramente importanti non le smuovi, quindi il nucleo principale è costituito da quadri e piccole sculture provenienti dal Kunsthistorisches di Vienna (prima tappa di questa mostra) piú altri raccattati qua e là (Accademia, Uffizi, etc.) un po’ cosí, a caso. Sempre un bel vedere, beninteso, ma di ragioni scientifiche, neanche l’ombra.

domenica 17 aprile 2022

freddo sangue

 

Dopo il successo di “Nikita” del 1990 al povero Jean Reno è rimasto appiccicato il ruolo del killer con ragazza al seguito. L’ultima incarnazione dovrebbe essere quella di questo mediocre “Cold Blood”, nel quale il Nostro elimina un riccone la cui figlia cercherà di vendicare. Ambientato tra le montagne innevate dello stato di Washington (in realtà girato nei Carpazi ucraini) è un thriller che riesce ad incuriosirci per una buona metà della durata, grazie a vari depistaggi narrativi; dopo di che, una volta capito il busillis, non resta che rimanere a vedere come va a finire. Spoiler: i depistaggi sono almeno tre: il primo gioca sul nome della figlia vendicatrice, che è un nome tipicamente maschile (Charlie) cosicché non capiamo subito di chi si tratti. Il secondo inganno è quello di introdurre un ambiguo personaggio di colore che — e qui si gioca un po’ malignamente sui bias razziali — siamo portati d’acchito ad attribuirgli il ruolo di cattivo, e invece scopriremo piú avanti essere l’angelo custode della ragazza. C’era un terzo depistaggio, ma al momento purtroppo ci sfugge di mente (la prossima volta prenderemo appunti). Un paio di insignificanti ispettori di polizia hanno unicamente la funzione di sistemare il nostro killer nel finale, motivo per cui sono caratterizzati molto superficialmente.

2019, scritto e diretto da Frédéric Petitjean, con Jean Reno, Sarah Lind e altri

mercoledì 30 marzo 2022

quaderni ucronici

 

Inutile cercare nella suddetta graphic (journalism) novel informazioni illuminanti sull’odierno conflitto russo-ucraino, come c’eravamo illusi. Il buon Igort, nel suo reportage raccolto e disegnato intorno al 2010, si limitava a descrivere una plumbea Ucraina post-sovietica, trascrivendo le testimonianze di qualche anziano del loco che perlopiú gli raccontava dell’Holodomor staliniano, che causò la morte per fame di milioni di ucraini, colpevoli di non voler lasciare la condizione di piccoli proprietari terrieri e coltivatori per passare alla collettivizzazione agricola sovietica. Al nostro narratore sfuggiva del tutto l’altra pagina nera nazionale, quella di Babi Jar, ovvero il collaborazionismo ucraino con il nazismo nel perpetrare la strage della comunità ebraica locale, e gli anni post-staliniani vengono raccontati per sommissimi capi. Senonché, in seguito alle rivoluzioni del 2014, il Nostro si è sentito in obbligo di redigere un’appendice, che è stata aggiunta per l’appunto in una seconda edizione del libro, riguardante la guerra nel Donbass: nel mostrarci casi esemplari di soldati delle due parti opposte che vivono una guerra per entrambi priva di senso, il Tuveri vuole forse consegnarci il suo messaggio pacifista, che è tale nel migliore dei casi, ma non sbaglieremmo a definirlo qualunquista, buono per tutte le stagioni, data l’assoluta mancanza di elementi per poter giudicare il perché e il percome di quel conflitto. Ma che politica, che cultura: sono solo dei fumetti, direbbe quello là.

Oblomov edizioni, 2020, 192 pagg. a colori, 20 euri

sabato 19 marzo 2022

attaccati al tram

 

L’ennesima fatica cinematografica di Woody Allen — ispirata a “Un tram chiamato desiderio” — narrava la storia di una benestante signora newyorkese che, diventata vedova e caduta in disgrazia, si trasferiva a Frisco dalla sorella proletaria, coinvolgendola nella sua instabilità esistenziale. Lo sviluppo della trama, tipicamente da commedia americana, è reso giusto un filo piú interessante dall’avvicendamento delle due linee temporali — quella presente e quella del passato che ha condotto al presente — di modo che le ragioni di fondo della storia vengano dispensate gradualmente durante lo svolgimento e, convergendo in una ellissi, determinano il finale.

2013, scritto e diretto da Woody Allen, con Cate Blanchett, Alec Baldwin e altri

mercoledì 2 marzo 2022

the post

 

“Il posto” va considerato come il vero e proprio esordio cinematografico di Ermanno Olmi, giacché il precedente “Il tempo si è fermato” — risalente a tre anni prima — altro non era che un’estensione in chiave narrativa dei documentari che l’Ermanno realizzava abitualmente per conto della propria azienda (la Edison). L’aspetto interessante consiste nell’apparente contiguità allo stile allora in voga (ci riferiamo al tardo neorealismo e al tema dell’incomunicabilità caratteristica di Antonioni), ma — ironicamente — queste scelte formali erano dettate non tanto, o non solo, da un’adesione alle poetiche in questione, quanto da una necessità di produzione, da un lato (il budget per il film era minimo, e quindi gli attori presi dalla strada corrispondevano soprattutto ad una necessità economica) e dall’altro da una vera e propria rappresentazione dei fatti (la scena irrisolta del finale, con la ragazza che non si presenta alla festa — la quale rievoca il tema dell’assenza tipico di diversi film del regista ferrarese — è sicuramente una evenienza realmente accaduta, dato che, a detta dello stesso Olmi, la sceneggiatura è fondata largamente sulla biografia dell’autore all’epoca dei fatti narrati).

1961, regia, soggetto e sceneggiatura di Ermanno Olmi, con Loredana Detto (futura consorte olmiana) e Domenico Cantoni

sabato 19 febbraio 2022

hitokui


Grazie alla recente ondata di manga (ormai la terza in quattro decennii?) stanno arrivando nelle librerie italiane anche diverse produzioni minori del Sol Levante, delle quali sinceramente non se ne sentiva la mancanza. È questo il caso di “Hitokui”, un volume disegnato da tal Kazuo Kamimura che, certamente, stando alle biografie deve aver realizzato opere migliori di questa. Coadiuvato da Yu Aku, un celebre autore di testi di canzoni dell’epoca, racconta l’epopea di una tizia che dalla provincia si trasferisce a Tokyo con l’intenzione di sfondare nello spettacolo. Il mondo che ci viene rappresentato è quello dei primissimi anni Settanta, coi vari talent scout e manager in caccia di giovani promettenti star, da lanciare con pochi scrupoli nel business fruttuoso della moda e della canzone. L’idea di base, interessante in sé, è svolta in maniera superficiale e grottesca da un autore che, evidentemente, si trovava meglio a maneggiare strofe e ritornelli.

Edizione originale del 1972, J-Pop editore, 330 pag. in b&n, 14 euri

lunedì 7 febbraio 2022

erasmus

 

Graphic novel tardo-adolescenziale, di probabile matrice autobiografica, che narra le vicende di una studentessa erasmus nella fase cruciale di scelta del proprio avvenire, con il monito interiore della Fortezza Bastiani buzzatiana. Disegni semplificati (quelli sdoganati ormai da un ventennio dalla Satrapi e che ormai la fanno da padrone in questo ramo dell’editoria), lettura scorrevole e piacevole, ma nulla di piú. Forse un’opera sentita dall’autrice come necessaria per congedarsi dalla propria giovinezza.

Bao Publishing, 2019, 144 pagine a colori, 18 euri

giovedì 3 febbraio 2022

cascate rosse

 

“Ruby Falls” è un volume a fumetti pubblicato da Bao Publishing che raccoglie sotto forma di una sorta di graphic novel i quattro comic book che compongono l’ultima fatica extra-supereroistica dell’ottima Ann Nocenti. La storia, ambientata in uno sperduto angolo del mondo — la piccola cittadina del Tennessee che le dà appunto il titolo — , si sviluppa attraverso un filo che collega passato e presente, antichi misteri e destini familiari, in tonalità narrative cangianti che vanno da un’atmosfera di partenza un po’ alla Strangers in Paradise, per passare attraverso il thriller, e concludersi con la pacificazione generale di tutti gli attori in un malinconico happy end.

p.s.: ai disegni, le matite in fuga dell’italiana Flavia Biondi.

2019-2020, Bao Publishing, 112 pagine, 18 euri