sabato 5 gennaio 2019

dear diary


È strano rivedere questo film dopo un quarto di secolo. Inevitabilmente viene da pensare all’invecchiamento, obbligati dallo «splendido quarantenne» del protagonista che ineluttabilmente è diventato un sessantacinquenne un po’ meno splendido. In secondo luogo, la frammentarietà dei tre episodi, apparentemente giustapposti a caso, rivela una certa unitarietà di fondo, anche per la loro varietà di stile. Il primo episodio, e cioè la gita in Vespa per Roma & dintorni, è in effetti quello piú libero e leggero, anche per via della sua origine pensata come cortometraggio a sé stante. Viceversa, l’episodio centrale, ovvero il tour per le Isole Eolie, è quello piú articolato e sceneggiato con maggior creatività, ed è la parte veramente divertente: il punto di partenza è la presa in giro di una certa moda radical-chic della ricerca del distacco dalla massa, e sarebbe bastata quella, ma Moretti ha saputo metterci una vis comica assolutamente indovinata, degna delle migliori gag surreali di Totò. Entrambe queste due prime parti del film trattano il tema, come si è detto, dell’io e della massa, ma il regista, seppure dichiarandosi parte di «una minoranza», nel primo caso va in cerca di spazi pubblici di Roma (di secondaria importanza, sulla scia della poetica di Luigi Ghirri che un decennio prima portava alla ribalta lo sfasamento dei non-luoghi) nei quali è però costante la ricerca della presenza umana (la balera all’aperto, le singole persone fermate per strada, etc.); nel secondo, come già detto, l’autocritica verso l’elitismo è totale. Nel terzo, invece, il rapporto non è piú tra l’io e il fuori, ma l’antagonista è dentro se stessi (la malattia), e l’aiuto degli altri diventa a questo punto indispensabile, anche se quasi mai utile.

1993, scritto e diretto da Nanni Moretti, con lui e altra gente piú o meno famosa