venerdì 19 febbraio 2021

ciwati production

 

Piuttosto scarso come disegnatore, peggio ancora come vignettista o ideatore di storie a fumetti, il buon Makkox da qualche anno in qua si è fatto apprezzare in tv, per la sua vena comica istrionica — che riscatta la povertà di quella disegnata — a fianco di Zoro & company. Assume perciò senso la lettura della sua autobiografia, quantomeno per capire da dove è saltato fuori, uno cosí, a quest’età (come gli chiese Giuliano Ferrara). Di umili origini nel basso Lazio, ha svolto svariati lavori di fatica prima di approdare al disegno e alla grafica. A seguito di una certa notorietà acquisita grazie alla pubblicazione su web dei suoi disegni, viene chiamato a collaborare come autore di Scherzi a Parte, e poi persino da Beppe Grillo quando questi per un breve periodo tornò al suo mestiere di comico. Dopo queste esperienze, entrambe fallimentari, finalmente trova la strada giusta a teatro con la Dandini, dove inizia a prodursi coi suoi disegni alla tavoletta grafica proiettati su grande schermo, come fa tutt’ora. Biografia a parte, il lato interessante del libro è il corollario di considerazioni schiette e disincantate, espresse a cuore aperto come capita raramente di leggere, sui vari temi che la vita e il mestiere gli hanno proposto.

People editore, duecento e rotte pagine, 19,50 euri

domenica 7 febbraio 2021

another rock'n'roll swindle

 


Se l’opera terza del Muccino ha ottenuto tutto il successo che sappiamo è in gran parte merito del titolo della bella canzone di Carmen Consoli — costruita su un tema di Paolo Buonvino — che ha ribattezzato a posteriori un film che, piú prosaicamente, avrebbe dovuto chiamarsi invece “Pensieri poco carini”. Di ‘ultimi baci’, infatti, non troviamo nessuna traccia, se non un fugace bacio sulla fronte della giovine Martina Stella (e non della Giovanna Mezzodí come travisa il manifesto). La storia — di stampo generazionale e dalla trama piuttosto densa e sceneggiata molto accuratamente — è quella di un gruppo di giovani al giro di boa dei trent’anni, e le relative decisioni da prendere riguardo al futuro. La linea è quella corale e comica, anche se virata piú sul sentimentale, di due illustri precedenti quali “Ovosodo” di Virzí (dal quale sono stati tratti alcuni attori) e “I laureati” di Pieraccioni, con l’aggiunta della concitazione tipica del Muccino e di una certa verbosità che non sempre va a segno. Dato il tema trattato, c’era il rischio di terminare il film suggerendo allo spettatore delle conclusioni moralistiche, le quali vengono in parte neutralizzate dalla trovata dell’autore di distribuire la propria contraddittoria personalità — in una storia dall’ispirazione autobiografica — ad ognuno dei ruoli interpretati dal cast abbastanza stellare (soprattutto visto a posteriori) che è stato ingaggiato, cosicché la relativa rassegnazione dettata dal buonsenso, da una parte, viene bilanciata, dall’altra, da una certa voglia di libertà.

p.s.: a livello di attori spiccano Claudio Santamaria e, nella sua breve parte, Sergio Castellitto, entrambi due spanne sopra tutti; in quanto a brocchi, invece, si distinguono Pasotti, la Sandrelli e l’Accorsi medesimo.

2001, scritto e diretto da Gabriele Muccino, musiche di Paolo Buonvino, con Stefano Accorsi, Giovanna Mezzodí, Stefania Sandrelli, Favino, Santamaria, Pasotti, eccetera eccetera