domenica 9 agosto 2020

Tour de France

MILANO - Palazzo Reale: “Georges de la Tour. L’Europa della luce”. Pochi, i quadri celebri e della maturità di Georges de la Tour de France, il pittore che reggeva il moccolo. Molti quelli giovanili, di tutt’altro stile, tanto che sembrano appartenere ad un altro artista. Per giunta, anche le opere dei contemporanei che dovrebbero testimoniare l’estendersi europeo del verbo caravaggesco, sono quanto di piú scadente si potesse trovare (fatta eccezione per una splendida “Vanitas” attribuita a Gherardo delle Notti). Insomma, l’ennesima art & craft swindle meneghina.

giovedì 6 agosto 2020

la gatta frettolosa



Un instant book sugli effetti del corona virus, che però ha il difetto di essere stato talmente instant che al momento della sua pubblicazione era già superato. Il buon Paolo Giordano, infatti, scrive il suo pamphlet ai primissimi di marzo, quando la prepotenza dell’epidemia era ancora ben lungi dal manifestarsi in tutta la sua forza. Ragion per cui, le sue considerazioni sono dettate perlopiú da una certa preoccupazione, che la fantasia può proiettare giusto un po’ piú in là, ma senza poter immaginare le devastanti conseguenze materiali e psicologiche che il covid avrebbe avuto su ciascuno di noi, soprattutto qui al Nord (devastazione di cui, del resto, nessuno probabilmente avrebbe avuto voglia di leggerne, essendo troppo impegnati a viverla).

Einaudi, Le Vele, 10 euri, poche pagine.

domenica 2 agosto 2020

della o nella?




Per tutta la durata della produzione, il titolo di riferimento era probabilmente “Un giorno Nella vita”, ma resisi conto che esisteva già un film celebre degli anni Quaranta con lo stesso titolo, si è optato in seguito per il cambio della preposizione articolata. Si tratta, in sostanza, di una trasposizione lucana — precisamente nei luoghi di Melfi e dintorni — della poetica nostalgica e strappalacrime del Tornatore di “Nuovo Cinema Paradiso” e, secondariamente, di “Malena”. Salvatore, ragazzino negli anni Sessanta, che il padre cerca inutilmente di iniziare al Comunismo, è invece ammaliato dal mondo del cinema, tanto che combina un guaio che lo porterà in riformatorio e, interrogato dal giornalista interpretato da Alessandro Haber, racconterà la vicenda che diventa un grosso flashback che costituisce lo svolgimento dell’intero film. Accanto ad una schiera di attori lucani — le cui capacità si estendono tra il range che va da dignitosi professionisti, promesse mancate e gente presa piú o meno dalla strada — troviamo Haber e la Cucinotta, confinati in ruoli marginali, probabilmente per non alzare troppo i costi della produzione (il totale degli incassi, in effetti, si attesterà su poco piú di 30mila euri, fonte WPedia). Commovente nel finale, il film risente eccessivamente dei modelli di riferimento tornatoriani, il cui paragone lo svantaggia inevitabilmente, e la scarsa vocazione cinematografica dei ragazzini, che ne sono gli effettivi protagonisti, richiede allo spettatore una certa dose di sospensione dell’incredulità (non eccessiva, però).

2011, regia di Giuseppe Papasso, sceneggiatura di G. Papasso e Mimmo Rafele, musiche di Paolo Vivaldi, con Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Haber, e vari attori (e non) lucani