martedì 17 marzo 2020

farsi una cultura


Il vero titolo di questo libro del 1956 dell’ottimo Prezzolini pensiamo avrebbe dovuto essere qualcosa che suonasse come “Farsi una cultura”, ma un claim del genere dovette probabilmente sembrare troppo saccente per essere indirizzato al vasto pubblico di quegli anni, come si capisce dal suo contenuto tendenzialmente didascalico, per cui si optò ragionevolmente per il fair play di “Saper leggere”. Infatti, dopo un preambolo teoretico nel quale l’autore ragiona brevemente sul tema di fondo della Cultura con la maiuscola, e nel quale si trovano numerose considerazioni interessanti, ci si addentra in una disamina degli strumenti fondamentali per la propria formazione culturale: libri, riviste, dizionari, traduzioni, schedari, biblioteche, antologie, enciclopedie, radio, tv, etc. Indubbiamente è un testo piuttosto invecchiato: molti degli strumenti che Prezzolini ci indica sono oggi sostituiti da Internet; tuttavia, l’intento di descrizione fondativa — quasi aristotelica diremmo — di ognuno di essi, ne enuclea le ragioni di fondo che sono valide ancora oggi, e difatti troviamo una ristampa in epoca moderna di questo volume, da parte di Edizioni Studio Tesi, nel 1988.
Il finale rivela un po’ di amarezza: di fronte alla forza della Storia, e della vita d’azione, la cultura non sarebbe che un ornamento inutile, a volte anzi ne sarebbe un ostacolo. In questo passaggio possiamo forse riconoscere (ma certamente non condividere) un’autoconsapevolezza dell’inutilità dell’intellettuale di fronte a tragedie immani quali quelle dalle quali si era appena usciti.