sabato 23 ottobre 2021

cuncurèss

 


Se non si fosse data l’occasione di celebrare il settecentesimo anniversario della morte di Rainaldo da Concorezzo — vescovo di Ravenna ai tempi di Dante — pochi avrebbero saputo che fin dagli anni Cinquanta furono fabbricate delle copie parziali dei famosi mosaici ravennati, che da allora hanno girato il mondo allo scopo di promuovere turisticamente la regione emiliana, approdando infine nel paesotto brianzolo che temporaneamente li sta ospitando nella sede della mostra celebrativa di cui sopra. Alla faccia di tutte le realtà virtuali, la mobilitazione fisica di tot tonnellate di mosaici (copie molto fedeli agli originali) permette ai visitatori un’esperienza cosí ravvicinata che neanche la visita in loco permetterebbe loro. Inoltre, l’importanza di queste opere — per via della loro antichità risalente ai primi secoli dell’era cristiana, e la loro collocazione spaziale e culturale tra l’impero d’occidente e quello d’oriente — sta nell’essere una chiave d’interpretazione per l’iconografia sacra dei secoli successivi, e una testimonianza della divisione teologica che al tempo sussisteva tra ariani e ortodossi.

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